31. Bibbia sveva detta “di Manfredi”

Officina scrittoria dell’italia meridionale o della Sicilia, 1258 circa
Bibbia sveva detta “di Manfredi”
manoscritto membranaceo (cm 18,5×14)
Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “A. Bombace”, dal monastero di S. Martino delle Scale
I.C.13.

Tra la seconda metà dell’XI e la seconda metà del XIII secolo si assiste alla nascita e al diffondersi di due diversi formati di manoscritti che contenevano e diffondevano il testo latino della Bibbia.
Il primo è definitivo “atlantico” o “gigante”, è nato in ambito romano o centro-italiano nel contesto della riforma della Chiesa sotto papa Gregorio VII ed è stato poi imitato in Francia, Spagna e Inghilterra.
Il secondo è “tascabile” e preferito dalle corti laiche, come quella sveva italo-meridionale e siciliana dell’imperatore Federico II, ma soprattutto del figlio Manfredi e del nipote Corradino di Svevia (figlio di Corrado IV, fratellastro di Manfredi).
Quei sovrani non esitavano ad assoldare le migliori officine di produzione per realizzare Bibbie di minore dimensione, ma dalla ricchissima ornamentazione.
Il manoscritto presente virtualmente in mostra appartiene a questo secondo gruppo, ed è un prodotto della bottega di un artista anonimo chiamato “Maestro delle Bibbie manfrediane”, perché autore di un gruppo di codici miniati tutti a lui riferibili. Essi sono caratterizzati, come questo, dalla compresenza di elementi tardo-normanni (con riferimento ai mosaici di Monreale), nord-francesi e parigini.
L’ornamentazione è di gusto gotico e si distingue spesso per il prolungamento delle lettere iniziali con tralci, serpenti, draghi, terminante in motivi definiti “ad aquilone”.

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2022-03-06T17:46:51+01:00
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