15. Capitello e base di colonna

Maestranze siciliane (?), ultimo quarto XII secolo
Capitello e base di colonna dal baldacchino già sopra il sarcofago di re Guglielmo I
porfido (base: cm 25x35x35; struttura in ferro: cm 90x23x23; capitello: cm 26x35x35; totale: cm 141)
Monreale, Museo Diocesano, dalla Cattedrale

Guglielmo II d’Altavilla, dopo aver fondato il complesso monastico benedettino di Monreale, con l’intento di emulare e superare il nonno Ruggero II (primo re di Sicilia nel 1130, Focus cat. 15), commissionò per il padre Guglielmo I un sarcofago in prezioso porfido egiziano (ultimo quarto del XII secolo), sopra il quale fece erigere un baldacchino su sei colonne dello stesso materiale.
Nel 1811 un devastante incendio danneggiò la Cattedrale di Monreale e i suoi monumenti, aprendo così ai restauri di revival medievalistici.
Il crollo del tetto distrusse il baldacchino, che non fu più ricostruito, e danneggiò il sarcofago. Quest’ultimo fu restaurato per volontà dei sovrani Borbone nella prima metà del XIX secolo.
In mostra è uno dei capitelli, a foglie lanceolate, e la corrispondente base di ordine corinzio con plinto; la colonna in frantumi è stata sostituita nell’allestimento con una struttura in ferro.

Focus – Le tombe reali e imperiali della corona normanno-sveva in Sicilia

Il porfido rosso egiziano, roccia durissima e dal colore simile alla porpora, è associato alla dignità imperiale romana fin dai tempi di Augusto, e poi nell’impero bizantino.
Il primo re di Sicilia, Ruggero II d’Altavilla (padre di Costanza), per imitare l’antica tradizione imperiale, abbandonate del tutto le arcaiche usanze funerarie normanne, prima del 1145 aveva fatto scolpire due monumentali sarcofagi in tale prezioso materiale per la cattedrale di Cefalù, ideata come primo tempio dinastico.
Il porfido all’epoca era ormai rarissimo e in massima parte di riuso, a causa dell’esaurimento della cava già dal VI secolo.
Guglielmo II d’Altavilla, dopo aver fondato il complesso monastico di Monreale, con l’intento di emulare e superare il nonno Ruggero II (primo re di Sicilia nel 1130, Focus cat. 15), affidò la custodia del corpo dei genitori e dei fratelli e la preghiera per le loro anime ai monaci benedettini, commissionando per il padre Guglielmo I un sarcofago in porfido (ultimo quarto del XII secolo) come quello più semplice di Cefalù, sopra il quale fece erigere un baldacchino su sei colonne dello stesso materiale.
Questo espediente comportò la realizzazione di coperture simili a due spioventi sorretti da colonne, in porfido, granito o marmo con mosaici, anche per le altre tombe analoghe.
Per Ruggero II, nel frattempo, era stato realizzato ad opera dell’arcivescovo di Palermo Gualtiero (ultimo quarto del XII secolo) il monumento che oggi ammiriamo nella Cattedrale, con cassa in lastre di porfido e sostegni con telamoni in marmo bianco.
I primi due sarcofagi, trasportati da Cefalù alla Cattedrale di Palermo nel 1215, ospitano oggi le spoglie di Federico II e del padre Enrico VI di Svevia.
Lo stesso Federico aveva proseguito la tradizione di tombe porfiree facendo inumare a Palermo anche il corpo della madre Costanza d’Altavilla in un esemplare simile a quello del padre Enrico VI.
Nel 1824, significativamente, le cronache riportarono che le tombe delle cattedrali di Palermo e Monreale furono oggetto di visita da parte di Sua Altezza Imperiale Maria Luisa d’Austria duchessa di Parma, da tempo vedova di Napoleone Bonaparte.

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2022-03-06T17:55:28+01:00
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