21. I regali sepolcri del Duomo di Palermo riconosciuti e illustrati

Francesco Daniele, Napoli 1784
I regali sepolcri del Duomo di Palermo riconosciuti e illustrati, Tav. M
(corredo funebre dell’imperatrice Costanza d’Aragona)
libro a stampa, incisione a bulino e acquaforte di Melchiorre Della Bella su disegni di Camillo Manganaro (cm 46×31,5)
Palermo, Biblioteca Assemblea Regionale Siciliana, A 945.823/34

Nel 1781, in occasione dei lavori di ristrutturazione neoclassica della Cattedrale di Palermo, i sarcofagi reali e imperiali del Cimitero dei Re furono smontati e ispezionati. Si aprirono i sepolcri di Ruggero II d’Altavilla, primo re di Sicilia, dell’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VI di Svevia, della moglie imperatrice Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II ed erede del Regno di Sicilia, dell’imperatrice Costanza d’Aragona, moglie di Federico II di Svevia, e quello di quest’ultimo, figlio di Enrico VI.
Tre anni dopo, nel 1784, il regio storiografo Francesco Daniele (1740-1812) pubblicò la cronaca degli straordinari ritrovamenti per volontà del sovrano dell’epoca, Ferdinando III di Borbone re delle Due Sicilie. L’eco del volume fu straordinaria e aumentò l’interesse verso la storia della monarchia normanno-sveva e sui monumenti medievali siciliani, secondo il gusto romantico del revival (Focus 21).
Il volume fu corredato da 18 tavole illustrative. Ben tre incisioni erano dedicate al corredo funebre dell’imperatrice Costanza d’Aragona, comprendenti la placca d’argento in mostra (cat. 4), la splendida corona coi i suoi pendenti (cat. 26), cinque anelli, dei quali oggi sono rimasti i tre qui esposti (cat. 3), i frammenti di galloni delle vesti (cat. 27) e un elemento di collana a girocollo (collare, poi perduto).

Focus – La creazione del mito normanno nell’800, la committenza reale a Palermo

In seguito all’apertura delle tombe sovrane nella Cattedrale di Palermo nel 1781 e all’influenza inglese sulla Sicilia (a causa dell’occupazione francese a Napoli nel primo e secondo decennio dell’800), la riscoperta del passato medievale di Palermo si espande rapidamente.
L’interesse per la storia del Regno di Sicilia, forzatamente abolito nel 1816 dal re Ferdinando Borbone IV di Napoli, per opposte ragioni politiche trova terreno fertile in numerose operazioni di revival normanno-aragonese.
Un modello è la torre pseudo-medievale che il futuro re Francesco I delle due Sicilie fece realizzare entro il 1815 nella Real riserva di caccia di Boccadifalco a Palermo dall’architetto Gaetano Bernasconi. Il gotico diviene così il linguaggio del potere regio.
I Borbone, dunque, al fine di legittimare la loro traballante corona, favoriscono il restauro di alcune tra le principali architetture simboliche di quella che un tempo felice era stata la capitale del regno. Così, dopo la devastante ristrutturazione neoclassica della cattedrale, il re incarica negli anni 1802-1803 l’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia di camuffare la cupola in forma neogotica per eliminare il contrasto evidente con gli esterni del monumento.
L’opera non ha mai avuto esecuzione, ma dal 1826 il diruto campanile barocco è sostituito dall’architetto Emmanuele Palazzotto con una nuova architettura, definita nel 1835 proprio “arabo-normanna”.
Egualmente si interviene nel Palazzo Reale con un ampio programma per volontà del re Ferdinando II delle due Sicilie (figlio del precedente) che interessa, ad opera dell’architetto Nicolò Puglia, la torre Pisana, i prospetti sud-occidentali, il recupero e rifacimento dei mosaici della “Sala di Re Ruggero” (ripresi dal viaggiatore Henry Gally Knight, cat. 22) e la realizzazione di una cappella neogotica per il successivo sovrano.
Negli stessi anni si proseguiono i restauri dei mosaici della Cappella Palatina e l’esecuzione dei nuovi, insieme ad un ciclo di tre pitture relative all’epopea normanna e realizzate nella volta di uno dei principali saloni della reggia.
Intanto, dopo l’incendio del 1811 all’interno del Duomo di Monreale (cat. 15, 16), lo stesso Ferdinando II promuove i restauri sull’intera struttura che ci hanno restituito la basilica come oggi la vediamo.

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