Indice della Galleria

Per il ciclo “Le muse influenti”, Laura Mattioli descrive la figura e l’opera di Sherrie Levine in relazione al concetto di “Appropriation art” e all’impegno femminista, analizzando quindi l’opera “Pink SMEG Refrigerator and Renoir Nudes”.

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Per il ciclo “Le muse influenti”, Laura Mattioli descrive la figura e l’opera di Fortunato Depero concentrandosi sui suoi rapporti con gli Stati Uniti e analizzando l’opera “Nine Heads with Hat” le cui soluzioni figurative si pongono come diretti antecedenti di Andy Warhol.

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In occasione della mostra “Building Castles in the Sky” a New York dedicata a Banksy, Fabio Finotti dialoga con i curatori Stefano Antonelli e Gianluca Marziani insieme al presidente di MetaMorfosi NY che ha organizzato l’esposizione. Banksy è sicuramente il più misterioso e inseguito artista vivente, considerato uno dei maggiori esponenti della Street Art mondiale: un «fenomeno artistico che però si è fatto fenomeno culturale, globale».

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We Love Art è il progetto della Farnesina e della Fondazione CDP per promuovere all’estero le opere di otto giovani artisti che hanno saputo unire l’arte con l’industria. Un tour internazionale, in collaborazione con ambasciate, consolati e Istituti Italiani di Cultura, che è partito da Seoul e ha fatto tappa anche all’Istituto Italiano di Cultura di New York dove la mostra si chiude, lunedì 28 febbraio 2022, alla presenza di Mariangela Zappia, Ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti, prima di proseguire verso Città del Messico, Il Cairo e Berlino e poi entrare a far parte della collezione permanente della Fondazione Cassa Depositi e Prestiti. Nell’intervista per le “Stanze italiane”, il critico d’arte Ludovico Pretesi mette in luce, passando in rassegna le 8 opere, non solo la creatività italiana a livello artistico ma anche, in qualche modo, la creatività a livello industriale, con linguaggi diversi (dalla scultura alla pittura alla fotografia) scelti per evitare di creare un’eccessiva omologazione, dando vita a nuove forme creative e a una nuova proposta culturale.

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Quattro donne con lo stesso nome legate a Federico II. La madre, la moglie, la figlia e la nipote dell’imperatore svevo – che divisero un nome importante e che non rimasero mai in secondo piano; quattro regine, forte carisma e mano gentile, fedeli consigliere e spesso protagoniste delle corti duecentesche del Mediterraneo. A loro è dedicata una mostra preziosa per la quale sono partiti da Palermo e Monreale, alla volta di New York (in alcuni casi, per la prima volta in assoluto), opere antiche e di revival romantico ottocentesco: gioielli, icone, monete, sigilli, frammenti di mosaico, antichi codici e documenti pergamenacei, per raccontare le quattro sovrane. “Constancia. Donne e potere nell’impero mediterraneo di Federico II”, è stata inaugurata lunedì 7 marzo 2022 all’Istituto Italiano di Cultura di New York alla presenza dell’Ambasciatrice italiana negli Stati Uniti, Mariangela Zappia, e del direttore dell’Istituto, Fabio Finotti.

Prima tappa: La placca d’argento dell’imperatrice Costanza d’Aragona, moglie di Federico II, gli anelli a lei appartenuti, il Paliotto Carandolet custoditi nel tesoro della Cattedrale di Palermo e poi l’Odigitria detta “di Gugliemo II” del Duomo di Monreale sono alcuni dei preziosi oggetti che, per la prima volta nella storia, volano a New York per la mostra “Constancia. Donne e potere nell’impero mediterraneo di Federico II”. Ne parla Maria Concetta Di Natale che ha curato la mostra insieme a Pierfrancesco Palazzotto e Giovanni Travagliato (Università degli Studi di Palermo).

Seconda tappa: Dal “diaconicon”, una delle due absidi di età normanna, della Cattedrale di Palermo, uno dei luoghi più suggestivi della civiltà mediterranea, dove si incontrano le tradizioni del nord Europa da un lato e quelle arabe e musulmane, romaniche e bizantine dall’altro, comincia nella Galleria delle “Stanze italiane” il percorso digitale che l’Istituto Italiano di Cultura dedica a “Constancia. Donne e potere nell’impero mediterraneo di Federico II” in occasione della mostra che si aprirà nella sede di New York il 7 marzo 2022. Maria Concetta Di Natale, Pierfrancesco Palazzotto e Giovanni Travagliato dell’Università degli Studi di Palermo, insieme a Monsignor Filippo Sarullo, direttore del Museo Diocesano di Palermo ci portano a scoprire i tesori di epoca federiciana che la Cattedrale custodisce e ci parlano della loro storia progetto che saranno esposti a New York sino all’8 aprile 2022.

Terza tappa: Ha mutato diverse volte la sua destinazione d’uso: residenza dei Viceré spagnoli, ha ospitato gli uffici della Dogana, è stato Tribunale della Santa Inquisizione, oggi è sede del Rettorato dell’Università di Palermo. Edificato agli inizi del Trecento da Manfredi I Chiaramonte: si tratta dello Steri di Palermo, luogo la cui storia plurisecolare viene ripercorsa dai docenti Maria Concetta Di Natale, Giovanni Travagliato e Pierfrancesco Palazzotto, in un nuovo video di approfondimento legato alla mostra “Constancia”. Insieme ci proiettano in un arco temporale che va dal Trecento all’Ottocento, commentando, in particolare, l’araldica e l’iconografia che caratterizza questo luogo, dal sacro al profano. Un percorso che culmina affrontando il tema del “revival” gotico nel campo dell’architettura e delle arti decorative del XIX secolo fino ai primi anni del Novecento, cercando di evidenziare gli aspetti legati al contesto sociale e culturale della realtà siciliana del tempo.

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Salvatore Garau: il valore delle idee

Videointervista di Fabio Finotti a Salvatore Garau intorno sculture invisibili come immagini del nostro tempo presente. Il tema è quello dell’assenza come presenza scultorea che si forma liberamente nella mente di ciascuno. La prima esposizione è stata in Sardegna, quindi è stata esposta “Buddha in contemplazione” a Milano in piazza Scala, e “Afrodite piange” a New York a Wall Street, con l’idea di esporre complessivamente sette sculture invisibili in altrettante città. Partendo da quest’opera, l’artista parla del valore delle idee e della sua visione artistica che sta creando attenzione e generando interesse in tutto il mondo. L’artista enuncia anche una forte perorazione del valore della fantasia come “potere” e come attributo prezioso della società.

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Charles H. Traub

Videointervista di Luigi Ballerini a Charles H. Traub (School of Visual Arts), fotografo che ha fatto del paesaggio italiano il suo principale soggetto artistico. Traub ricorda i primi viaggi giovanili in Italia, in cui si approcciò per la prima volta alla fotografia e incontrò vari fotografi italiani. Dal desiderio di integrare le differenti visioni dello spirito italiano catturate dai fotografi italiani e americani nacque il volume Italy observed, in cui la fotografia e la letteratura si fondono per offrire un’immagine unica del Bel Paese. Il libro fotografico Dolce via racchiude invece gli scatti realizzati da Traub negli anni Ottanta, con cui decostruisce il concetto di “bella figura” e indaga il rapporto tra il paesaggio italiano e la gente comune che vive attivamente tale paesaggio. Traub riflette infine sull’etichetta, spesso eccessivamente limitativa, di “street photographer” e sulla similitudine tra fotografia e poesia.

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Giovanna Silva

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – alla fotografa Giovanna Silva, in merito alla mostra fotografica Archivi. Synthesis, vincitrice del premio Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere e in esposizione all’IIC di New York. L’artista spiega che la propria opera costituisce un percorso fotografico attraverso varie città italiane, esplorate attraverso l’architettura di quegli edifici che ne custodiscono la storia, ovvero gli archivi. Si tratta di un’opera fluida e di carattere anche performativo, composta da un libro fotografico in grande formato e da una scatola di fotografie da allestire liberamente. La Silva racconta poi la propria passione per l’architettura, per il viaggio e per l’editoria – è infatti fondatrice della casa editrice Humboldt Books – e prospetta un possibile progetto fotografico realizzato esplorando a piedi gli edifici contemporanei di New York.

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Meret Oppenheim

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Martina Corgnati (Accademia di Brera) e Lisa Wenger (nipote di Meret Oppenheim) in merito alla mostra Meret Oppenheim. My Exhibition. La mostra, ora al Kunst Museum di Berna e in arrivo al MOMA, costituisce una lettura retrospettiva in chiave cronologica dell’intera opera dell’artista; parallelamente, l’IIC di New York esporrà tre operre della Oppenheim provenienti dalla Collezione Sanguedolce. Martina Corgnati illustra il profondo rapporto tra Meret Hoppenheim e l’Italia, testimoniato dall’amicizia con l’artista Leonor Fini e dal lavoro incompiuto di un libro d’artista dedicato al Dialogo della moda e della morte di Giacomo Leopardi. Si discutono poi l’interesse dell’artista per la letteratura e il suo rapporto con gli studi di genere e femministi. Vengono infine presentate le più recenti pubblicazioni accademiche relative alla vita e all’opera della Oppenheim, un’approfondita biografia e l’epistolario dell’artista, curate dalla Corgnati e dalla Wenger.

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Rauschenberg: Dante Drawings

Laura Mattioli presenta i Dante Drawings di Robert Rauschenberg, ispirati all’Inferno di Dante. Si tratta di una serie sperimentale per mezzo della quale Rauschenberg desidera vagliare tutte le possibilità espressive del disegno e problematizzare la sua precedente adesione all’astrattismo; questa serie costituirà uno snodo cruciale per il futuro sviluppo della pop art. Rauschenberg realizza un disegno per ogni canto, ambendo a tradurre l’essenza di tutto il canto in un linguaggio differente da quello verbale, ovvero quello dell’arte. Per fare ciò, l’artista elabora una tecnica innovativa che gli permette di trasporre sul foglio immagini tratte dai giornali dell’epoca; così facendo, egli vuole restituire alla Divina Commedia quella dimensione di attualità politica e sociale che era stata cruciale nella visione di Dante (e che sarà di grande ispirazione per il futuro ideale della pop art di portare la cultura contemporanea all’interno della produzione artistica).

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Viola: Emergence

Laura Mattioli presenta l’opera video Emergence di Bill Viola, ispirata al dipinto Ecce Homo di Masolino da Panicale. Il dipinto di Masolino è un’opera cruciale per la svolta realistica dell’arte quattrocentesca ed è espressione dell’ideale dell’opera d’arte come strumento di riflessione sulla fede da parte dello spettatore. Questo rapporto cruciale con lo spettatore e questa idea dell’arte come strumento per suscitare emozioni e riflessione nell’uomo è l’aspetto che ispira il lavoro di Bill Viola. Nel video Emergence si assiste ad un rovesciamento della tradizionale passione di Cristo: un attore (che rispecchia la figura di Cristo nel dipinto di Masolino) emerge dall’acqua sgorgante da un altare centrale – in una sorte di rinascita o resurrezione –, per essere poi adagiato da un uomo e una donna (S. Giovanni e Maria nel dipinto) in un drappo funebre – in una sorte di morte. L’artista vuole così spingere lo spettatore ad una profonda riflessione sull’esistenza e scuoterne l’emotività.

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Warhol: The Last Supper

Laura Mattioli presenta la serie di opere The Last Supper di Andy Warhol, ispirati dall’Ultima cena di Leonardo Da Vinci. Questa serie di opere, l’ultima realizzata da Warhol prima della morte, è costituita da oltre cento rielaborazioni del capolavoro leonardesco. Viene spiegato che, a causa dei problemi conservativi legati alla particolare tecnica usata da Leonardo, il cenacolo è stato fin da subito oggetto di restauri che hanno parzialmente coperto l’originale; inoltre, la sua enorme fortuna lo ha reso oggetto di numerosissime riproduzioni nel corso dei secoli. Warhol era attratto da tale idea dell’inconoscibilità dell’originale dipinto di Leonardo (riportato alla luce solo da un recente restauro) e della sua fortuna nella cultura popolare; inoltre, il suo tormentato rapporto con la fede cristiana lo portava a riflettere sul messaggio religioso del dipinto. Nel realizzare le sue riproduzioni, Warhol si basa spesso non sull’originale ma su sue riproduzioni a stampa, soprattutto di consumo e di bassa qualità, e riflette sul rapporto tra l’arte, la fede, i dettami della chiesa e la cultura consumistica contemporanea.

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Warhol: Le muse inquietanti

Laura Mattioli presenta l’opera Le muse inquietanti di Andy Warhol, ispirata dal dipinto Le muse di Giorgio De Chirico. La storica dell’arte espone la storia tormentata del dipinto di De Chirico, capolavoro del periodo metafisico, soggetto tanto a critiche feroci quanto a apprezzamenti entusiastici; viene spiegato come l’artista realizzò varie copie dell’originale nel corso dei decenni, che vennero esposte in varie mostre in Europa e America. Proprio il catalogo di una mostra di De Chirico al MoMA (1982), che presentava una doppia pagina in cui erano accostate le varie versioni del dipinto, colpì Andy Warhol; l’artista americano associava infatti questa ossessione per la riproduzione della stessa opera da parte di De Chirico con la sua riflessione sulla riproducibilità dell’opera d’arte e sul crollo del concetto di originale nell’era del consumismo e dei mass media. Alcuni anni dopo Warhol realizzò un’opera ispirata a Le muse inquietanti, che esprime appieno la sua idea di arte: egli usa come modello non l’originale del dipinto, ma una delle sue versioni successive, e lo riproduce con poca attenzione ai dettagli – dando così la sensazione dello sguardo disattento e frettoloso che si fa del prodotto-opera d’arte nell’età contemporanea.

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Ezio Gribaudo

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Victoria Surliuga, docente di Italian Studies alla Texas Tech University, esperta e studiosa dell’artista italiano Ezio Gribaudo e autrice del volume Omaggio a Ezio Gribaudo. La docente racconta la sua esperienza di studiosa e poetessa tra l’Italia e New York e rievoca l’inizio del suo interesse per Gribaudo durante delle attività di ricerca presso la Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia. Surliuga dialoga con Gribaudo riguardo all’influsso della sua carriera di editore d’arte e organizzatore di eventi culturali sulla sua esperienza artistica, all’inizio della sua carriera negli Stati Uniti e alle sue brillanti intuizioni, che gli hanno permesso di entrare in contatto con i più grandi artisti dell’arte contemporanea. Attraverso le pagine del suo ultimo volume, Omaggio a Ezio Gribaudo, Victoria Suriluga ci presenta una biografia personale e professionale dell’artista, dall’attività editoriale a quella artistica; vengono presentati i lavori più iconici di Gribaudo, dai flani ai logogrifi ai monocromatismi bianchi ai teatri di memoria, sottolineandone i modelli artistici e i temi principali.

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Penone: alberi in-versi

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – all’artista Giuseppe Penone, a Eike Schmidt (Direttore della Galleria degli Uffizi) e Mario Cristiani (Associazione Arte Continua di San Giminiano). Vengono presentate la mostra Alberi in-versi, presso gli Uffizi, e l’istallazione Abete, in Piazza della Signoria a Firenze, realizzata in occasione del centenario dantesco del 2021. Per mezzo della sua opera, Penone spiega di voler veicolare l’idea del contatto inscindibile tra uomo e natura e l’idea del rapporto assolutamente paritario tra l’intenzione dell’artista e la materialità del supporto di cui si serve per realizzare la sua opera. L’artista spiega che l’arte è un linguaggio di emozioni senza tempo, che mantiene la sua forza sentimentale dal passato al futuro. Cristiani e Schmidt spiegano come la mostra di Penone sia l’esempio di un nuovo modello espositivo dell’arte: le varie opere dell’artista sono esposte tra l’esterno della Piazza della Signoria e l’interno della Galleria degli Uffizi e sono integrate all’interno del percorso museale al fianco dei grandi capolavori del passato. Gli obiettivi di questo “museo diffuso” sono quelli di favorire la democratizzazione dell’arte, di integrare l’arte negli spazi quotidiani della vita pubblica e sociale, di sottolineare la duplice funzione del museo come luogo di conservazione del passato e di promozione del futuro.

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X Ball: Pietà

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Laura Mattioli, in merito alla Pietà di Barry X Ball. L’opera di X Ball è una riproduzione speculare della Pietà Rondanini di Michelangelo che è stata esposta nel Castello Sforzesco di Milano. L’opera è stata realizzata scannerizzando la scultura michelangiolesca e utilizzando degli strumenti robotizzati per scolpire dell’onice iraniano, su cui poi l’artista ha definito i dettagli finali. L’utilizzo dell’onice, pietra traslucida molto diversa dal marmo di Carrara impiegato da Michelangelo, conferisce all’opera una leggerezza e dei giochi di luce che sembrano farla levitare; per base, inoltre, X Balla ha scelto di riprodurre l’antica base romana che aveva funto da supporto per la Pietà Rondanini per secoli (e oggi sostituita). Oltre ad analizzare il debito dell’opera di X Ball nei confronti della Pietà Rondanini, vengono analizzati anche i modelli di quest’ultima opera: le altre sculture michelangiolesche con lo stesso soggetto (la Pietà vaticana e la Pietà Rondini), il dipinto michelangiolesco della Deposizione di Cristo e la Pietà di Giovanni Bellini.

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Garau: Afrodite piange

Presentazione dell’opera immateriale Afrodite piange dell’artista di origini sarde Salvatore Garau. Le sculture immateriali dell’artista vogliono rappresentare un omaggio al misterioso e all’inconoscibile del nostro mondo, in un‘epoca in cui la nostra stessa fisicità umana viene progressivamente sostituita dalla virtualità.

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Le muse influenti

Presentazione del ciclo di seminari Le muse influenti, curato da Laura Mattioli (storica dell’arte e presidente del CIMA – Centre for Italian Modern Art). Ogni seminario sarà dedicato ad un artista contemporaneo statunitense e indagherà come le fonti di ispirazione (le muse, appunto) di tali artisti possano essere identificate con opere d’arte italiano del passato. Verrà così messo in luce come la tradizione artistica italiana continui ad essere attiva (e influente) nelle esperienze artistiche della contemporaneità.

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