Indice dell’Auditorium

Fabio Finotti, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York presenta Marina Valensise, Consigliere Delegato dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa in conversazione con il regista Daniele Salvo e Peter W. Meineck della New York University.

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Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito alla nascita di un nuovo tipo di ballerino: la ballerina e il ballerino pop-star. Roberto Bolle, Misty Copeland, Sergei Polunin attirano migliaia di fan entusiasti in teatri simili a stadi, hanno centinaia di migliaia di seguaci sui social media e hanno creato un nuovo motto nel mondo del balletto: il balletto non è un’arte elitaria. Attraverso video, curiosità ed aneddoti, ci manterremo aggiornati su questi nuovi eroi!

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Un diverso tipo di danza sta viaggiando attraverso l’Europa: il Tanztheater (Teatro-Danza). Sebbene alcune delle sue influenze provengano dalla scena di New York degli anni ’40 e ’50, il Tanztheater è principalmente un fenomeno europeo. Carolyn Carlson sarà il ponte tra gli Stati Uniti e l’Europa, mentre Pina Bausch è una delle fondatrici di questo stile criptico ma affascinante. Sosta Palmizi sarà la voce italiana più importante riguardo al Tanztheater. Questo affascinante viaggio sarà accompagnato da diversi video, curiosità ed aneddoti.

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I ballerini europei iniziano a liberarsi dalla rigidità secolare del balletto. Gambe più slanciate, linee più drammatiche, le danzatrici devono raggiungere un nuovo estremo: sono ora atlete ballerine oltre che incredibili attrici. Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Sylvie Guillem, Alessandra Ferri sconvolgono il mondo con la loro nuova interpretazione dei grandi lavori classici. Video, curiosità e aneddoti ci guideranno attraverso questo entusiasmante nuovo periodo della danza che cambierà il balletto per sempre. Coreografia originale ballata da Luciana Paris e Jonatan Lujan.

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Se il musical esiste dobbiamo dire grazie ad un operista come Giacomo Puccini: è proprio nella sua musica infatti che questo genere affonda le sue radici! I coreografi diventano quasi delle rock star e personalità come quella di Bob Fosse, Jerome Robbins, Agnes De Mille rimodellano la danza moderna per raccontare nuove storie e trasmettere nuove emozioni! “Romeo e Giulietta” si trasforma in “West Side Story” e New York è la nuova Verona… Ne ha parlato Marco Pelle nella settima lezione di “AbunDance” ora disponibile on demand, insieme ad una sua nuova coreografia originale con Luciana Paris e Jonatan Lujan, nell’Auditorium delle “Stanze italiane”.

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Anni 50 e 60 del Novecento: se negli USA i ballerini diventano coreografi, gli artisti europei non sono da meno. Maurice Béjart, ex ballerino dell’Opéra de Marseille, crea un nuovo stile di danza, quasi da regista e la sua interpretazione del “Boléro” di Ravel farà il giro del mondo. Roland Petit, invece, ex ballerino dell’Opéra di Parigi, creerà un nuovo vocabolario del balletto, sensuale ed “esotico”. Luciana Paris e Jonatan Lujan ci raccontano questi anni della storia della danza, dando vita alla sesta coreografia inedita di Marco Pelle per la serie “Abundance”.

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Come ci racconta il coreografo Marco Pelle nelle “Stanze italiane”, Martha Graham apre le porte ad una nuova tendenza nella storia della danza: i ballerini creano la propria coreografia e la portano in scena, affermando sé stessi. La danza mira a comunicare le proprie esperienze personali attraverso movimenti del corpo stilizzati e di grande intensità, a rivelare il paesaggio interiore dell’uomo e a costituire allo stesso tempo lo specchio della società. Pionieri di questa nuova idea sono anche Merce Cunningham e Alvin Ailey. Da quel momento, danzare non sarà più la stessa cosa. “The Only Sin is Mediocrity”: una coreografia originale di Marco Pelle, con Luciana Paris e Jonatan Lujan.

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Alida Valli 1921-2021

Videointervista di Fabio Finotti – direttore dell’IIC di New York – a Carlo Montanaro (archivio La Fabbrica del Vedere, Venezia), in memoria di Alida Valli, nel centenario della nascita. Presentazione del documentario Alida valli. Frammenti di una diva, di Chiara Barbo, Elisabetta Di Sopra e Carlo Montanaro. Carlo Montanaro parla dell’archivio veneziano da lui fondato, La fabbrica del Vedere, che raccoglie una ricchissima documentazione sulla storia dell’immagine, dai vedutisti settecenteschi al cinema contemporaneo. Ricorda la carriera di Alida Valli, dal debutto sotto l’egida di Francesco Pasinetti, alla brillante carriera negli Stati Uniti e in Italia, fino all’approdo alle scene teatrali. Ne ricorda in particolar modo la grandissima forza volitiva, la scelta precocissima di dedicarsi alla recitazione e l’incrollabile professionismo.

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Alexo Wandael

Promozione di due film realizzati da Alexo Wandael in esclusiva per l’IIC di New York: To My Pink Lady e Tomato Soup in Skid Row. To My Pink Lady è un cortometraggio dedicato a Cristina Belenchia, autrice del blog My Pink Chemo: viene narrata la storia della sua lotta contro il cancro al seno e contro la leucemia, combattuta con coraggio e femminilità, e del suo legame d’amicizia che vince il tempo. Tomato Soup in Skid Row è un lungometraggio erede della tradizione cinematografica neorealista, che affronta la tematica dei senzatetto, nel tentativo di mutare la comune retorica con la quale tale tragedia sociale viene presentata.

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Titus

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Piermario Vescovo (Università Ca‘ Foscari Venezia), Antonella Zaggia (artista) e Francesca Briani (Assessore Cultura, Politiche Giovanili, Pari Opportunità del Comune di Verona). Presentazione della nuova produzione del Tito Andronico di Shakespeare messa in scena al Museo Lapidario Maffeiano di Verona. Francesca Briani presenta l’iniziativa del Comune di Verona di rappresentare spettacoli teatrali all’interno di ambienti museali, con l’obiettivo di attrarre il giovane pubblico. Piermario Vescovo e Antonella Zaggia riflettono sulla scelta di realizzare il Titus ricorrendo al teatro di figura – forma di teatro che impiega burattini, permettendo di ridurre il numero di risorse necessarie alla messa in scena e di realizzare dei “colossal in scala ridotta”. I due produttori presentano inoltre la compagnia teatrale, composta da 8 donne e dal celeberrimo narratore Bobo Marchese, che è riuscita – nonostante il numero ridotto di membri – a rendere in modo fedele e nel contempo estremamente attuale il violento dramma shakespeariano.

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AbunDance n. 4: An American in Paris

Ciclo di dieci conferenze sulla storia della danza realizzato da Marco Pelle; ciascuna Dancetime Story viene accompagnata da una coreografia, realizzata da Pelle appositamente per l’IIC di New York, e interpretata da Luciana Paris (American Ballet Theatre) e Jonatan Lujan (già Ballett Zürich, Victor Ullate Ballet e Ballet Argentino de Julio Bocca). Nella quarta conferenza Pelle narra la storia di quattro donne, americane di nascita ma europee di adozione, che si sono ribellate ai canoni del balletto classico e hanno rivoluzionato la storia della danza moderna novecentesca. Il primo nome è quello di Loïe Fuller, che per prima decise di coreografare autonomamente le proprie performance; la sua celeberrima serpentine dance è ancora parte della cultura pop contemporanea. Vi è poi il mito di Isadora Duncan, grande iconoclasta, che volle liberare il corpo dalle costrizioni delle scarpette e del corsetto, così da sprigionare la propria energia interiore per mezzo della danza. Con Ruth St. Dennis (e il marito Ted Shawn) il palcoscenico accoglie per la prima volta forme di danza diverse dal balletto, in particolare coreografie esoteriche ed esotiche ispirate alle danze egiziane e indiane. Abbiamo infine Joséphine Baker, una tra le prime ballerine afroamericane di Parigi, che con la sua dance sauvage (ballata in topless con un gonnellino di banane) denunciò la sessualizzazione del corpo femminile nero, per diventare poi un’icona musicale a tutto tondo.

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AbunDance n. 3: From Russia with Love

Ciclo di dieci conferenze sulla storia della danza realizzato da Marco Pelle; ciascuna Dancetime Story viene accompagnata da una coreografia, realizzata da Pelle appositamente per l’IIC di New York, e interpretata da Luciana Paris (American Ballet Theatre) e Jonatan Lujan (già Ballett Zürich, Victor Ullate Ballet e Ballet Argentino de Julio Bocca). Nella terza conferenza Pelle parla della storia del balletto in Russia, dalla sua importazione dall’Europa occidentale fino alla sua consacrazione a livello internazionale. L’introduzione del balletto in Russia si deve a Pietro il Grande, che volle farne il nuovo linguaggio di potere dell’élite russa – sull’esempio di Luigi XIV in Francia; è tuttavia con la zarina Caterina la Grande che compositori e coreografi europei (italiani e francesi in particolare) iniziarono ad operare in Russia. Tra i nomi più importanti di questa fase di influsso europeo vi sono i ballerini e coreografi francesi Jules Perrot e Marius Petipa; quest’ultimo, nella celeberrima La Bayadére (1877), riesce a fondere il balletto francese allo spirito militare russo. Alessandro III ha poi l’intuizione di far cooperare coreografi francesi e compositori russi: dalla collaborazione di Pyotr Tchaikovsky e Marius Petipa nasce La bella addormentata (1888), che è considerata il primo esempio di uno stile russo di balletto, meno concentrato sulla tecnica, ma capace di esprimere il vigore fisico della danza tradizionale russa. Con l’inizio del Novecento, il balletto russo conquista l’Europa e, poi, l’America: la compagnia Ballets russes – considerata la più influente compagnia della storia della danza – fa conoscere al mondo la danza e le coreografie di Vaclav Nižinskij; tra le massime ballerine del secolo vi sono i nomi di Anna Pavlova, Ekaterina Makarova e Maya Pliseckaja; infine, il coreografo George Balanchine trasforma la tecnica e il ritmo del balletto russo per rappresentare lo spirito della moderna New York.

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AbunDance n. 2: The Love Is Sick

Ciclo di dieci conferenze sulla storia della danza realizzato da Marco Pelle; ciascuna Dancetime Story viene accompagnata da una coreografia, realizzata da Pelle appositamente per l’IIC di New York, e interpretata da Luciana Paris (American Ballet Theatre) e Jonatan Lujan (già Ballett Zürich, Victor Ullate Ballet e Ballet Argentino de Julio Bocca). Nella seconda conferenza Pelle parla dell’estetica romantica della bellezza femminile come malattia, debolezza e follia, e della sua trasposizione nell’opera e nel balletto. Pelle spiega come, nel periodo romantico, si impose un’ideale della bellezza femminile legata al pallore, allo svenimento, alla debolezza fisica in generale. Nell’opera e nel balletto si moltiplicano così trame imperniate sulla malattia della protagonista femminile innamorata e diventano topiche scene di svenimento o di isteria. Viene analizzato il caso di Giselle, che contiene la più celebre scena di isteria femminile della storia del balletto, e in particolare l’interpretazione di Carla Fracci, che segna un punto di svolta cruciale nella resa moderna dell’opera. Si riflette infine sul mutamento di paradigma avviato con l’industrializzazione, che sta portando all’emancipazione della figura femminile da tale stereotipo di debolezza e fragilità; si nota tuttavia che, ancora nel Novecento, tale estetica romantica continua a sopravvivere, in particolare nell’opera italiana e in balletti come La morte del cigno.

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AbunDance n. 1: Never Give Up a Crown to Anybody

Ciclo di dieci conferenze sulla storia della danza realizzato da Marco Pelle; ciascuna Dancetime Story viene accompagnata da una coreografia, realizzata da Pelle appositamente per l’IIC di New York, e interpretata da Luciana Paris (American Ballet Theatre) e Jonatan Lujan (già Ballett Zürich, Victor Ullate Ballet e Ballet Argentino de Julio Bocca). Nella prima conferenza Pelle tratta del rapporto tra danza e potere nel corso della storia, in particolare a partire dalla figura di Caterina de’ Medici. Dopo un breve excursus sulla concezione della danza nell’antichità e nel Medioevo, Pelle analizza l’evoluzione della danza da arte popolare a strumento di rappresentazione del potere, a partire da Caterina de’ Medici. Nel corso del Rinascimento, la danza va definendosi come un’arte “contro la natura” che sfida la forza di gravità e la fisicità dell’uomo, e contribuisce all’affermazione dell’ideale rinascimentale dell’uomo come centro del proprio mondo. Nella storia tra danza e potere, centrale è poi la figura di Luigi XIV, che per primo codificò e gerarchizzò la danza in rapporto ai differenti gradi del potere, e scelse precisamente una performance di balletto come strumento per legittimare il proprio ruolo politico. Con la Rivoluzione Francese si assistette quindi all’emergere delle prime ballerine donne, tra cui spiccano Marie Camargo e Marie Sallé (prime a introdurre quelle che sarebbero diventate le scarpe da danza e i tutù). Tale storia si conclude con il Romanticismo, in cui la danza si trasforma da espressione della “bellezza del potere” a simbolo del “potere della bellezza”, da strumento di potere a forma di espressione.

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Il cinema di Francesco Rosi in un libro

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – con Gaetana Marrone-Puglia (Princeton University) in presentazione del volume The Cinema of Francesco Rosi, con l’attrice Carolina Rosi, Maria DiBattista (Princeton University) e Gian Pietro Brunetta (Università di Padova). Nel corso del dialogo si discutono i temi centrali dell’attività artistica di Rosi e il processo di genesi e stesura del libro della Marrone-Puglia. Vengono sottolineati il senso di avventura che emerge da ciascuno dei film dell’autore; la vocazione “missionaria” della sua opera, che fonde la denuncia sociale del cinema investigativo con l’appello continuo all’azione attiva da parte del pubblico; la capacità di proiettare problematiche locali su un panorama globale. Si discute inoltre il rapporto di Rosi con il teatro, con il cinema americano e con gli studenti. Del libro The cinema of Francesco Rosi vengono evidenziati la capacità di rappresentare non solo l’artista, ma anche l’uomo, e di mettere in risalto la modernità e l’attualità dell’opera di Rosi; infine, si auspica che il lavoro della professoressa Marrone-Puglia promuova la riscoperta e la valorizzazione del cinema di Rosi negli Stati Uniti.

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Italiani al concorso Chopin!

Nota di elogio relativa al concorso pianistico “Chopin” di Varsavia dove, tra i finalisti, ci sono due italiani: Leonora Armellini e Alexander Gadjiev. Riferimento all’importanza dei Conservatori italiani e allo studio della musica in Italia, che rappresenta un faro nel panorama internazionale.

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In onore di Enrico Caruso

Fabio Finotti, direttore dell’IIC, dialoga con il direttore d’orchestra Alvise Casellati in merito all’iniziativa di quest’ultimo per le celebrazioni del centenario della morte di Enrico Caruso. Vengono presentati i brani in programma, tutti magistralmente cantati da Caruso nel corso della sua carriera – tratti da opere di Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi e Gaetano Donizetti. Segue poi la masterclass diretta da Castellati con i cantanti Gabriella Reyes, Jennifer Rowley, Stephen Costello e il pianista Jeremy Chan. Si riflette inoltre sul rapporto tra canto e lingua italiana, sull’importanza dell’interpretazione e della resa dei sentimenti nel canto, ed infine sulla preparazione richiesta cantante lirico.

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Rebirth!

Omaggio concertistico a Enrico Caruso tenutosi al Central Park, New York City, il 28 giugno 2021. Diretto da Alvise Casellati; cantano Gabriella Reyes (soprano), Jennifer Rowley (soprano), Stephen Costello (tenore) insieme ai Musicians of the Metropolitan Opera e a membri della New York Philharmonic.

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Quartetto Adorno, Concerto n. 4

Quattro concerti, in esclusiva per l’IIC New York del Quartetto Adorno con musiche di Luigi Boccherini e Ludwig von Beethoven. Nelle quattro registrazioni partecipano rispettivamente: Enrico Bronzi (violoncello), Giampaolo Bandini (chitarra), Francesco Di Rosa (oboe), Andrea Oliva (flauto).

Concerto n. 4

Luigi Boccherini (Lucca 1743 – Madrid 1805) Quintetto con flauto op. 19 n. 2 in Sol minore G426 (Allegro e con un poco di moto – Minuetto con moto)

Luigi Boccherini Quintetto con flauto op. 17 n. 6 in Mi bemolle maggiore G424 (Larghetto – Rondò: Allegro con moto)

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827) Quartetto n. 13 in Si bemolle maggiore op. 130 (Adagio, ma non troppo – Allegro – Presto – Andante con moto, ma non troppo. Poco scherzoso – Alla danza tedesca. Allegro assai – Cavatina. Adagio molto espressivo – Große Fuge: Ouverture. Allegro – Meno mosso e moderato – Allegretto – Fuga. – Meno mosso e moderato – Allegro molto e con brio – Allegro)

Concerto n. 4

Quartetto Adorno, Concerto n. 3

Quattro concerti, in esclusiva per l’IIC New York del Quartetto Adorno con musiche di Luigi Boccherini e Ludwig von Beethoven. Nelle quattro registrazioni partecipano rispettivamente: Enrico Bronzi (violoncello), Giampaolo Bandini (chitarra), Francesco Di Rosa (oboe), Andrea Oliva (flauto).

Concerto n. 3

Luigi Boccherini (Lucca 1743 – Madrid 1805) Quintetto in Re maggiore Op. 55 n. 3 G433 (Allegretto – Tempo di minuetto – Andantino – Allegretto)

Luigi Boccherini Quintetto in Mi bemolle maggiore Op. 55 n. 5 G435 (Andante lento – Minuetto con moto – Lento come prima)

Luigi Boccherini Quintetto con oboe in Re minore Op. 55 n. 6 G436 (Allegretto comodo assai – Minuetto)

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827) Quartetto n. 15 in La minore op. 132 (Assai sostenuto. Allegro – Allegro ma non tanto – Canzona di ringraziamento offerta alla divinità da un guarito, in modo lidico. Molto Adagio – Alla marcia, assai vivace – Allegro appassionato)

Concerto n. 3

Quartetto Adorno, Concerto n. 2

Quattro concerti, in esclusiva per l’IIC New York del Quartetto Adorno con musiche di Luigi Boccherini e Ludwig von Beethoven. Nelle quattro registrazioni partecipano rispettivamente: Enrico Bronzi (violoncello), Giampaolo Bandini (chitarra), Francesco Di Rosa (oboe), Andrea Oliva (flauto).

Concerto n. 2

Luigi Boccherini (Lucca 1743 – Madrid 1805) Quintetto per chitarra e archi in Do maggiore, G453 (Allegro maestoso assai – Andantino – Allegretto – Ritirata “Retraite de Madrid” con variazioni)

Luigi Boccherini (Lucca 1743 – Madrid 1805) Quintetto per chitarra e archi in Re maggiore G448 (Pastorale – Allegro maestoso – Grave assai – Fandango)

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827) Quartetto n. 1 in Fa maggiore, op. 18 n. 1 (Allegro con brio – Adagio affettuoso ed appassionato – Scherzo. Allegro molto – Allegro)

Concerto n. 2

Quartetto Adorno, Concerto n. 1

Quattro concerti, in esclusiva per l’IIC New York del Quartetto Adorno con musiche di Luigi Boccherini e Ludwig von Beethoven. Nelle quattro registrazioni partecipano rispettivamente: Enrico Bronzi (violoncello), Giampaolo Bandini (chitarra), Francesco Di Rosa (oboe), Andrea Oliva (flauto).

Concerto n. 1

Luigi Boccherini (Lucca 1743 – Madrid 1805), Quintetto per archi in Mi maggiore, op. 11 n. 5 G275 (Amoroso – Allegro con spirito – Minuetto – Trio – Rondeau – Andante)

Luigi Boccherini Quintetto per archi in Do maggiore, op. 30 n. 6 G324 (“La musica notturna delle strade di Madrid” – “Le campane dell’Ave Maria” – “Il tamburo dei soldati” – “Minuetto dei ciechi” – “Il Rosario” – “Passa calle” – “Ritirata”)

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827) Quartetto n. 8 in Mi minore, op. 59 n. 2 “Razumowsky” (Allegro – Molto Adagio «Si tratta questo pezzo con molto di sentimento» – Allegretto – Maggiore “Theme russe” – Finale. Presto)

Concerto n. 1

Teatro greco e regia d’opera

Marina Valensise – Consigliere Delegato dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa – e il registra Robert Carsen dialogano con Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York. La videointervista si apre con una breve presentazione di Fabio Finotti sull’importanza della presenza greca in Italia, di cui il teatro di Siracusa è uno dei massimi esempi, e sul ruolo cruciale svolto dal Melodramma italiano seicentesco nella rinascita del teatro a livello europeo. Marina Valensise presenta poi l’attività dell’INDA, istituto che si prefigge di far rinascere la tradizione del teatro greco come “opera totale” (fusione di musica, poesia, canto, pittura, architettura) e di rinvigorirne la forza morale e civica; in particolare, presenta la stagione teatrale in programma al teatro di Siracusa, che prevede una rappresentazione dell’Edipo re di Sofocle diretta da Robert Carsen. La Valensise e Carsen dialogano infine sul legame tra la tragedia classica e il melodramma (genere di invenzione fiorentina, concepito proprio come strumento di rinascita dello spirito drammatico greco) e sulle prospettive future del teatro greco nell’epoca contemporanea (in particolare in rapporto alla cosiddetta “cancel culture”).

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