Indice della Stoà

Le mani in pasta

Forum Le mani in pasta. La dieta mediterranea a scuola: educare alla sostenibilità e alla salute attraverso il cibo, in occasione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. Vari esperti intervengono in merito al rapporto tra dieta, salute e sostenibilità e sottolineano l’importanza dell’educazione ad una dieta mediterranea e ad uno stile di vita attivo fin dalla giovane età. A fianco ad essi, vengono presentati uno spettacolo realizzato dagli studenti della Scuola d’Italia e ispirato ai principi della dieta mediterranea e dei video didattici rivolti alla sensibilizzazione alimentare dei ragazzi. Laura Di Renzo (Università degli Studi di Roma Tor Vergata) espone i rischi del tipo di dieta oggi più diffuso in Europa e America, basato su cibi ad alto contenuto calorico e basso valore nutrizionale, responsabile dell’insorgere sempre più precoce dell’obesità e delle patologie a essa correlate. La dieta mediterranea costituisce un modello nutrizionale alternativo estremamente salutare e più sostenibile a livello ambientale, sociale ed economico. Lois J. Aronne (Weill-Cornell Medical College) descrive le caratteristiche più significative delle varie diete mediterranee, presenta i dati scientifici che qualificano tale dieta come la più salutare e offre dei consigli pratici su come implementarla nella nostra quotidianità. Luca Miele (Policlinico Universitario Gemelli) riflette sull’importanza di una dieta sana nella prevenzione di svariate patologie del fegato, che con sempre maggiore incidenza colpiscono bambini e ragazzi. Monica Fornier (Memorial Sloan-Kettering Cancer Centre) insegna infine come una dieta di tipo mediterraneo costituisca non solo un importante strumento di prevenzione contro varie forme di cancro, ma anche un efficace supporto in fase di cura e guarigione.

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Sostenibilità

Forum Sostenibilità: dal costo al profitto, organizzato dall’IIC di New York e dal quotidiano digitale La Voce di New York in occasione del Sustainable Development Festival. Esperti italiani e statunitensi propongono un dibattito pluriprospettico e multidisciplinare sul tema della sostenibilità, indagata in termini economici, tecnologici, sociali, scientifici, artistici e culturali. Viene così delineandosi un’idea innovativa di sostenibilità, intesa come un’opportunità di crescita a tuttotondo anziché come un impedimento dal mero punto di vista economico.

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Giornata europea della cultura ebraica

In occasione della Giornata europea della cultura ebraica, una serie di video che indagano la profonda interconnessione tra la storia ebraica e la storia italiana. In primo luogo, Edoardo Ballerini legge l’Elegia giudeo-italiana, uno dei più antichi testi della letteratura italiana in volgare, sulle foto da Gerusalemme di Alessandro de Lisi. Nel secondo video, Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – dialoga con David Landau (storico dell’arte) e Marcella Ansaldi (Direttrice del Museo ebraico di Venezia) in merito al restauro del ghetto di Venezia. Fondato nel 1516, il ghetto di Venezia è il più antico d’Europa ed è stato per secoli un luogo di accoglienza per ebrei provenienti da tutta Europa; le sue peculiarità architettoniche, le vivaci attività economiche e la ricchezza culturale ne hanno fatto una vera città all’interno della città. La salvaguardia e valorizzazione di tale patrimonio non solo ebraico, ma italiano ed europeo, è lo scopo del progetto di restauro promosso da David Landau e Marcella Ansaldi, che vuole riportare all’antico splendore le tre più antiche sinagoghe della città e le relative scuole, nonché il Museo ebraico di Venezia. Infine, Vincenzo Pascale dialoga con la giornalista Gianna Pontecorboli in merito al suo volume America. Nuova terra promessa, nel quale vengono raccontate le storie di centinaia di ebrei italiani costretti ad emigrare negli Stati Uniti a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste.

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Columbus. History and Myth

Presentazione del ciclo di seminari Columbus. History and Myth. Le conferenze saranno dedicate a Cristoforo Colombo, figura determinante per il senso di identità americano e italiano e oggi oggetto di grandi controversie. Si cercherà di analizzare criticamente il suo ruolo storico, storicizzandolo e affrontandolo da molteplici prospettive, creando un dibattito tra accademici e esperti.

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La maratona di New York

Videointervista di Vincenzo di Pascale ad alcuni dei nomi che hanno fatto la storia del podismo italiano, in occasione della cinquantesima edizione della New York City Marathon. Franca Fiacconi – unica donna italiana ad aver raggiunto tale traguardo – racconta la sua vittoria alla Maratona di New York del 1998; Gianni Poli a sua volta rievoca la propria vittoria nel 1986 – il coronamento del triennio d’oro del podismo italiano, dopo la duplice vittoria di Olando Pizzolato nel 1984 e 1985 – e promuove la Cortina Dobbiaco Run da lui organizzata. Luca e Chiara Brustenghi ricordano il padre Gabriele, che proprio nel 1986 ebbe la geniale intuizione di far sponsorizzare la maratona di New York all’Ellesse, marchio italiano che sarebbe diventato uno dei simboli dello sport marketing italiano negli Stati Uniti. Infine, il giornalista e scrittore Roberto Di Sante racconta come la corsa e il sogno impossibile di correre la maratona di New York abbiano cambiato la sua vita e come le amicizie strette per mezzo dello sport gli abbiano permesso di risollevarsi nei momenti di difficoltà.

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Qui non è Nuova York (ritorno)

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi, in conclusione del loro viaggio attraverso gli Stati Uniti. I due giornalisti rievocano la loro avventura attraverso le mete meno frequentate d’America, ricordando il forte senso di comunità incontrato, l’entusiasmo e l’interesse mostrato nei loro confronti, le iniziative culturali delle quali sono stati partecipi. I due riflettono sul come lo spirito avventuriero, il desiderio di lasciarsi alle spalle una realtà stabile e di raccogliere le sfide di un percorso ancora tutto da esplorare siano stati gli ideali che li hanno guidati non solo in questo viaggio, ma anche nella loro prima decisione di lasciare l’Italia e trasferirsi in America. Quel desiderio di immergersi nella cultura locale e divenire parte di una nuova comunità li ha infatti sempre guidati anche nella loro vita newyorkese. Infine, i due si soffermano sull’importanza delle realtà locali nella loro professione di giornalisti: di fronte alla crisi del mercato editoriale, la valorizzazione delle testate locali fortemente legate al territorio e alle piccole comunità potrebbe rappresentare lo strumento vincente per mantenere florida un’attività giornalistica di qualità.

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Qui non è Nuova York (partenza)

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi, in presentazione della loro iniziativa di viaggio attraverso gli Stati Uniti. I due giornalisti raccontano la scelta di intraprendere un viaggio alla scoperta delle mete meno conosciute d’America, attraverso un percorso che, partendo da New York, si sposterà verso ovest lungo le antiche direttrici di esplorazione dei pionieri. Entreranno così in contatto con una realtà americana diversa da quella delle grandi metropoli e cercheranno di comprendere quale idea di Italia sia diffuse nelle zone più periferiche e rurale degli Stati Uniti, in cui l’immigrazione dal Bel Paese fu molto limitata. Documenteranno la loro esperienza attraverso articoli e brevi video, redigendo un diario di viaggio le cui pagine saranno leggibili sulla mappa degli Stati Uniti di Qui non è Nuova York.

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Carla Fracci

Elogio di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – in memoria di Carla Fracci, la dea della danza che è stata battezzata “prima ballerina assoluta” dal New York Times. Carla Fracci è sempre stata emblema di quella leggerezza della danza che eleva l’umanità verso il cielo, ma anche di quella corrente vitale che nasce dall’arte e unisce tutti gli esseri umani. In tutta la sua carriera, non ha mai smesso di ammaliare e di attrarre un pubblico sempre più ampio verso la meraviglia senza tempo della danza classica.

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Il giretto d’Italia

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Mico Licastro (delegato USA del CONI), in presentazione dell’iniziativa Il giretto d’Italia. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di promuovere lo sport, ed in particolare l’uso della bicicletta, tra le famiglie italiane residenti a New York. Il Giretto d’Italia vuole rappresentare una miniaturizzazione simbolica del Giro: il circuito è infatti articolato in una serie di postazioni che simboleggiano le varie regioni italiane e che ambiscono a promuovere le ricchissime sfaccettature regionali della cultura italiana. Finotti e Licastro dialogano infine sul mito del ciclismo italiano in America e sulla sempre maggior diffusione della bicicletta tra le strade newyorkesi.

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Il giro d’Italia

Testo di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – sulla storia del Giro d’Italia. Fin dall’Unità, la bicicletta ha costituito uno strumento cruciale per favorire la connessione tra aree differenti di un’Italia unita sulla carta ma profondamente frammentaria a livello linguistico, sociale e infrastrutturale. Dal momento della sua fondazione, nel 1908-09, il Giro d’Italia ha costituito un evento sportivo ma soprattutto patriottico; tuttavia, ha anche evidenziato la profonda frattura tra il nord e il sud del Paese. Se il primo storico giro arrivava solo fino a Napoli, ancora oggi le isole e buona parte del Sud d’Italia ne restano escluse; dobbiamo dunque continuare a lavorare per rendere l’Italia veramente unita e il Giro una corsa attraverso tutta l’Italia.

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Il giro d’Italia 2021 – Il museo della bicicletta

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Fabio Dal Pan (redattore italiano del Giro d’Italia), in merito al Museo Storico della Bicicletta Toni Bevilacqua a Cesiomaggiore (Belluno). Viene racconta la storia del fondatore del museo, Sergio Savido, che per anni ha collezionato e restaurato centinaia di biciclette d’epoca che costituiscono il cuore della collezione, e dell’atleta a cui il museo è intitolato, Toni Bevilacqua, ciclista veneziano degli anni Cinquanta. Fabio Dal Pan presenta infine il libro ABiCi di Claudio Gregori, fortemente legato alla storia del Museo, e dialoga sull’importanza della cultura del restauro della bicicletta.

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La bicicletta

Testo di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – sulla rivoluzione della bicicletta. Fin dal suo avvento, la bicicletta non è mai stata solo una bicicletta, ma una promessa di libertà, un sogno di progresso, uno strumento di emancipazione per i gruppi sociali subalterni. Per le donne ottocentesche, la bicicletta rappresentò la prima possibilità di assumere il pieno controllo dei propri spostamenti e proprio in risposta agli oppositori di tale rivoluzionaria libertà sorse una delle prime rivoluzioni nell’abbigliamento femminile. Nel Novecento, la bicicletta divenne la concretizzazione del mito Futurista della velocità e della fusione tra uomo e macchina: una versione tecnologica delle antiche creature mitologiche semi-umane, come i centauri, i satiri, lo stesso dio naturale Pan. Nel secondo Dopoguerra, infine, la bicicletta diviene il mezzo di trasporto quotidiano della classe operai e il ciclismo, sport fatto di sudore e resistenza, diventa il simbolo di quella classe di non-protagonisti che con fatica rendevano possibile la rinascita economica del Paese.

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Per riveder le stelle

Una serata tra musiche e poesie abbassando le luci. Dal Politeama Rossetti di Trieste, Emanuele Fortunati e Francesco Migliaccio, attori della Compagnia dello Stabile, accompagnano la lettura di Per riveder le stelle, testo di Fabio Finotti, ai versi di Giacomo Leopardi (Canto di un pastore errante dell’Asia) e di Théodore de Banville (Odes Funambulesques), e ad alcuni brani musicali di Francesco Guccini, B3N, Francesco De Gregori e Ottorino Respighi. Dall’Ottocento la diffusione dell’illuminazione artificiale è stata uno dei simboli del progresso e del trionfo umano sulla natura; la luce elettrica ha tuttavia eclissato la luce di quelle stelle e di quella luna che per secoli sono state le muse ispiratrici degli artisti. Oggi, un nuovo modello di progresso sta sorgendo: non più sviluppo sconsiderato dell’uomo contro la natura, ma valorizzazione delle fragili ricchezze del pianeta. “M’illumino di meno” diventa così un inno alla possibilità di “riveder le stelle”: spegnendo le luci artificiali possiamo riscoprire un’autentica connessione non solo con la natura, ma con la nostra più profonda umanità.

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Musica migrante

Videointervista di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – a Luca d’Ambrosio (blogger di Music Letter), Umberto Marin (Associazione Time for Africa) e Alieu Saho aka Kora Hero (musicista gambiano) in merito alla musica come strumento di mediazione culturale. Luca d’Ambrosio parla del suo libro Musica migrante, nel quale vengono narrate storie della secolare contaminazione musicale tra Europa e Africa; egli spiega che proprio nella musica afroamericana affondano le proprie radici i generi musicali più in voga nell’ultimo secolo – dal blues, al jazz, fino al rock e all’hip hop). Umberto Marin presenta poi il lavoro dell’associazione udinese Time for Africa, che fa dell’incontro interculturale la sua missione. Vengono poi introdotte le storie di alcuni talentuosi musicisti africani immigrati in Italia, che desiderano condividere la loro cultura per mezzo della musica. Kora Hero, nome d’arte di Alieu Saho, il cui desiderio è quello di far conoscere al mondo la musica del suo strumento – suonato dalla sua famiglia per generazioni – e che esegue dei brani tradizionali africani e dei brani originali composti dopo il suo trasferimento in Italia. Tre artisti polivalenti dell’associazione Time for Africa intonano infine delle canzoni che celebrano la concordia tra popoli differenti.

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Un ricordo di Milva

Elogio di Fabio Finotti – Direttore dell’IIC di New York – in memoria di Milva, la grande diva della canzone italiana degli anni Sessanta-Novanta. Viene presentato il ritratto di un’artista poliedrica, capace di coadiuvare le sue capacità canore insieme a quelle performative e istrioniche, enfatizzando così la teatralità ricercata delle sue performance. La sua biografia e i suoi successi – dal debutto con Il mare nel cassetto, al successo di Da troppo tempo a Sanremo, fino alle interpretazioni musicali delle poesie di Alda Merini – fanno di Milva la perfetta rappresentazione dell’Italia post-bellica, che fu in grado di splendere nuovamente grazie alla cultura.

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